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Notizie da inarcassa n.8

cari amici e colleghi

La “fatidica” riforma della sostenibilità a 50 anni, imposta dal Governo Monti, è stata approvata!!

Siamo passati al sistema contributivo, cercherò di essere breve, ma vi devo raccontare come è andata.

Tutto si è svolto come da copione, i delegati “anziani“, che sono la maggior parte, si sono messi sulle barricate per far passare emendamenti a loro favore e non far passare emendamenti a loro sfavore.

Alla fine è stato approvato il testo predisposto dal Consiglio di Amministrazione con alcune modifiche emendate che non hanno stravolto la bozza iniziale presentata.

Prima di passare alla votazione della bozza presentata dal cda, dopo numerose richieste al Presidente di Inarcassa, è stato discusso il punto 2 dell’ordine del giorno , in cui è stata presentata una proposta alternativa di riforma a 50 anni elaborata da alcuni delegati.

La proposta era a un livello embrionale e difficilmente valutabile, l’inserimento di questo punto all’ordine del giorno si è rivelato, come avevo previsto nella precedente newsletter, un inutile contentino che non ha portato ad alcun risultato.

E’ un peccato che il CND abbia potuto contribuire così poco alla redazione della bozza di riforma, sarebbe stato più giusto un maggiore confronto e dibattito.

Dopo un breve dibattito, si è passati subito alla votazione degli emendamenti presentati.

Abbiamo dovuto assistere, nostro malgrado, ad una poco edificante difesa di privilegi da parte di coloro che sono già in pensione o ci andranno nei prossimi 5/6 anni e che non subiranno quasi nulla da questa riforma, di fronte alla stragrande maggioranza di iscritti che, tra le tante penalizzazioni, si vedrà ridurre la propria pensione del 40/50%.

La maggior parte dei Delegati di inarcassa ha più di 30 anni di contribuzione o è già in pensione, e quando è stata votata la riforma, molti hanno pensato esclusivamente ai loro interessi personali, questo non fa bene alla democrazia di inarcassa, ma la colpa di tutto ciò è principalmente di voi iscritti, che non vi impegnate direttamente, non partecipate alle votazioni dei delegati e non seguite le attività del vostro ente di previdenza che gestisce i vostri soldi.

Ciò permette che ci siano sempre le stesse persone da 20/30 anni a gestire il vostro futuro.

Vorrei essere chiaro sul fatto che la riforma doveva essere fatta, non si poteva non fare o rimandare, ma si potevano bilanciare i pesi in maniera diversa tra le generazioni di iscritti, si potevano introdurre elementi nuovi.

La cosa che mi ha fatto arrabiare maggiormante è stata quella di non aver potuto presentare una mia proposta sui contributi minimi che, dal prossimo anno, aumenteranno del 30% circa.

Il nostro “ottuso” regolamento dei CND prevede che, in caso di più emendamenti sullo stesso articolo, si debba procedere votando quello più lontano dal testo presentato dal cda, se viene approvato l’emendamento, tutti gli altri decadono e non possono essere nemmeno discussi, anche se trattano argomenti diversi e non in contrasto fra loro.

In merito all’articolo sui contributi minimi, erano stati presentati vari emendamenti, tutti per cercare di eliminare o diminuire il contributo minimo per i pensionati, introdotto dalla bozza del cda, soltanto il sottoscritto aveva presentato un emendamento per cercare di ridurre l’impatto del forte aumento improvviso dei contributi minimi, la mancanza di altri emendamenti su questo tema la dice lunga sulla percezione della realtà che hanno la maggior parte dei delegati.

Alla fine abbiamo trascorso quasi mezza giornata per discutere sul contributo minimo dei pensionati, che riguarda meno di 15.000 persone con un importo medio di pensione annua di 30.000, e non ho potuto , nemmeno per un minuto, esporre la mia proposta che riguarda 160.000 iscritti, di cui tra gli architetti nel 2011 il 50% ha guadagnato meno di 15.000 euro, poiché è stato votato un emendamento che riduce del 50% il contributo minimo dei pensionati.

E’ triste non poter esercitare la propria funzione di delegato per colpa di un regolamento assurdo ed è ancora più triste constatare che la quasi totalità dei delegati non si è posta il problema dell’aumento dei contributi minimi.

La verità è che la media dell’età, ma soprattutto la media dei redditi dei delegati è molto più alta della media dell’età e dei redditi degli iscritti a inarcassa.

La mia proposta prevedeva, come nel sistema francese, la possibilità di non pagare per alcuni anni il contributo minimo, ma soltanto in percentuale al proprio reddito e di poter recuperare in seguito la cifra mancante o di dover aspettare 2/3 anni in più per andare in pensione.

In questo momento di fortissima crisi per gli architetti, che a settembre dovranno pagarsi anche l’assicurazione obbligatoria e la formazione obbligatoria, non era proprio il caso di aumentare così i contributi minimi.

Ho paura che molti colleghi non saranno in grado di pagare, l’anno prossimo,  3.000,00 euro di contributo minimo, ma questo non sembra un problema per molti delegati che pensano che un professionista che abbia un reddito di 10.000/15.000 euro, non sia un vero professionista, ma uno che fa l’architetto per hobby essendo mantenuto dal marito/moglie, o che abbia un’altra attività e che sia iscritto a inarcassa soltanto per ricevere la pensione, o che sia un evasore fiscale.

Nessuno si è posto il problema che, con questa riforma, gli iscritti che guadagnano poco saranno costretti a cancellarsi da inarcassa e quelli che guadagnano molto si faranno le loro società professionali che sono esenti dal contributo soggettivo, con il risultato che rimarranno ben pochi a pagare le pensioni agli attuali e prossimi pensionati.

 

Non è stato possibile presentare anche un altro mio emndamento, in cui chiedevo di differenziare per classi di reddito l’importo del contributo di maternità, come mi era stato richiesto da molti iscritti.

Anche qui il regolamento ha fatto la sua parte, emendamento non ricevibile perché non avevo indicato le cifre, che solitamente vengono stabilite dal Cda che è in possesso dei dati. (Il Ministero mi ha poi dato ragione facendo togliere dalla riforma la tabella con le cifre del contributo di maternità).

Tutto ciò mi fa sentire inutile, ma continuerò a portare avanti le mie battaglie nell’interesse di tutti gli iscritti.

Per spiegarvi in breve la riforma, vi indico i punti essenziali:

- passaggio al sistema contributivo pro rata, ovvero a partire dal 1 gennaio 2013;

- aumento immediato dei contributi minimi a 3.000,00 euro (soggettivo+integrativo+ maternità);

- introduzione di un contributo soggettivo facoltativo fino al’8%

- aumento del massimale del reddito su cui si paga l’aliquota piena del 14,5% a 120.000 euro di reddito, oltre non si paga più il 3%;

- contributi minimi anche per i pensionati, ma in forma ridotta del 50%;

- contributo di solidarietà per due anni ai pensionati del 1% e in alcuni casi del 2%;

- riconoscimento agli iscritti agevolati della contribuzione piena ai fini del montante;

- aliquota di retrocessione sull’integrativo: 50% del contributo integrativo con alcuni tetti di massimale;

- sparizione graduale della pensione di anzianità;

- aumento graduale età pensione di vecchiaia, 70 anni a regime con possibili aumenti in base alle aspettative di vita;

- aumento graduale dell’anzianità minima da 30 a 35 anni;

- mantenimento per 5 anni PPC poi uscita a 70 anni senza vincoli di anzianità contributiva;

- pensione minima solo per coloro che avranno ottenuto negli ultimi 20 anni della loro attività almeno un reddito medio di 10.500 euro circa.

Avrei voluto fortemente approvare la riforma, era necessario farlo  perché non possiamo continuare ad accumulare un debito sulle future generazioni, la bozza del cda conteneva anche molti aspetti positivi, come il riconoscimento della contribuzione piena ai giovani sotto i 35 anni che usufruiscono dell’agevolazione sui contributi minimi; ma non potuto dare il mio voto, soprattutto dopo quello che è successo in CND e anche perché si poteva e si doveva:

1) contrattare con il governo e non subirne passivamente le richieste;

2) equilibrare meglio il peso della riforma, penalizzando in misura  minore coloro che hanno meno di 15 anni di contributi e aumentando il coinvolgimento di coloro che hanno più di 20 anni di contribuzione;

3) coinvolgere maggiormente i pensionati nella riforma;

4) non aumentare in maniera così forte e improvvisa i contributi minimi;

5) aumentare maggiormente l’età pensionabile a fronte di importi maggiori delle pensioni;

6) ridurre più drasticamente i privilegi a coloro che andranno in pensione nei prossimi 3/4 anni;

7) utilizzare meglio il rendimento del patrimonio nel calcolo della sostenibilità;

Adesso aspettiamo l’approvazione del Ministero e poi la riforma sarà applicata.

Buone vacanze a chi se le può permettere e anche a chi non se le può permettere.

This Post Has 3 Comments

  1. [...] norma che avevo provato ad emendare, in totale solitudine, in sede di approvazione della riforma, (come vi avevo già raccontato), ma che, per un regolamento assurdo, non ho potuto [...]

  2. [...] questa importante novità, di cui mi sono fatto promotore sin dall’approvazione della Riforma con un emendamento che non è stato possibile discutere, sono spiegati più avanti quando si parlerà dell’ultimo [...]

  3. [...] di approvazione della riforma previdenziale nel luglio del 2012, sono stato l’unico delegato (vedi link) a presentare un emendamento che introduceva una deroga al contributo minimo, esattamente quello [...]

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